La messa a fuoco è un elemento fondamentale nella fotografia digitale. Il continuo aumento della risoluzione dei sensori delle moderne macchine fotografiche, capaci di risolvere il dettaglio meglio che mai, rende evidente qualsiasi minima imperfezione nella messa fuoco.

Se ad esempio scattando in formato RAW abbiamo la possibilità di modificare in fase di post-produzione moltissimi parametri di scatto – come l’esposizione, il bilanciamento colore, il contrasto e molti altri – se l’immagine non è nitida c’è poco o nulla che possiamo fare per migliorarla. Questo è ancora più vero quando si fotografa l’architettura.

Recentemente, i sistemi di post produzione per il recupero della nitidezza – che sfruttano l’ intelligenza artificiale – facilitano di molto il lavoro, anche se la perfezione si ottiene solamente in fase di ripresa.

E’ quindi più che mai vitale che si comprendano le tecniche e i metodi migliori che ci possano portare ad avere i migliori risultati già in fase di ripresa.

Messa a fuoco fotografica: Introduzione e concetti base

Per comprendere appieno la messa a fuoco, è importante conoscere i concetti di base: per ‘’messa a fuoco’’, infatti, si intende la regolazione della nitidezza dell’ immagine in relazione all’ oggetto che si desidera fotografare.

Per una legge ottica, l’obiettivo fotografico è in grado di mettere a fuoco un solo piano di messa a fuoco per volta.
La profondità del piano fotografico è influenzata da:

  1. Apertura del diaframma. Più si chiude il diaframma – usando fattori come f8 , f11
    f16,f22, più aumenta
  2. Lunghezza focale dell’ottica, più è lunga la focale(da 135 mm in su) minore sarà
    la profondità di campo a parità di fattori con altre ottiche.
  3.  Distanza del soggetto da noi: più è vicino, meno profondità di campo avremo

Un dettaglio importante è che l’ incremento nella profondità di campo a seguito della chiusura del diaframma avviene sempre secondo la seguente regola:

  • 1/3 davanti al soggetto fotografato (verso la macchina fotografica)
  • 2/3 Dietro al soggetto

Diventa quindi decisivo scegliere DOVE impostare il nostro punto di messa a fuoco sull’ immagine.

Sistemi di messa a fuoco

Essendo la messa a fuoco una operazione così critica in relazione al risultato finale, un grande sforzo è stato profuso dai produttori di macchine fotografiche per ottenere i massimi risultati.

Essenzialmente esistono due metodi fondamentali di messa a fuoco:

  • La messa fuoco manuale – tramite l’ apposita ghiera sull’ obiettivo
  • La messa fuoco automatica – gestita dai sensori di messa a fuoco nel corpo della nostra macchina fotografica o dal nostro drone

Messa a fuoco manuale: come utilizzarla per il massimo controllo

La messa a fuoco manuale offre un controllo completo sul punto di messa a fuoco, direttamente nel mirino. Ruotando opportunamente la ghiera sul nostro obiettivo, potremo visualizzare nel mirino l’ area nitida che abbiamo scelto. Nelle macchine fotografiche moderne, esiste anche un sistema di assistenza automatica che, con apposita luce verde, segnala la correttezza dell’ operazione.

Si tratta del metodo più semplice ma anche più laborioso, lento ed empirico per avere risultati accettabili. Non essendo immediato, richiede più tempo e non si accomoda con riprese di soggetti in movimento o scarsamente illuminati.

Messa a fuoco automatica e programmi personalizzati

La nostra macchina fotografica può mettere a fuoco più velocemente e precisamente di quanto potremmo mai fare noi. Il problema è che non sa quale parte della scena vogliamo nitida!

L’impostazione predefinita di quasi tutti i sistemi autofocus lascia alla fotocamera la scelta automatica di quale punto AF usare e quindi di dove cadrà il punto di fuoco.

In condizioni ideali – soggetto distante dalla fotocamera, al centro dell’inquadratura, in piena luce e a diaframma chiuso – la macchina ha buone possibilità di scegliere il punto di fuoco giusto. Se però abbiamo davanti una soluzione più creativa, (scattiamo da vicino, con il soggetto principale ai margini dell’ immagine e magari con un diaframma aperto con scarsa profondità di campo) è probabile che la fotocamera metta a fuoco sul soggetto sbagliato e il risultato non sia soddisfacente.

Per ovviare a questi inconveniente le nostre macchine fotografiche hanno diversi programmi di messa a fuoco automatica personalizzati:

  • Area AF a punto singolo: E’ attivo un solo punto AF che può essere manualmente
    posizionato sull’area di nostro interesse visibile nel mirino attraverso un multi selettore.
    La macchina metterà a fuoco dove abbiamo posizionato il nostro punto e lo manterrà
    fino a quanto non lo spostiamo manualmente.
  • Area AF – Tracking 3D: Come nel caso precedente si sceglie un singolo punto AF da
    posizionare sul soggetto che vogliamo a fuoco. Se però il soggetto si muove, il punto AF
    da noi selezionato ‘’segue’’ in automatico il soggetto mantenendolo a fuoco.
  • Area AF ad area dinamica: E’ attivo un singolo punto AF (selezionabile con il multi
    selettore). A seconda dell’ opzione scelta ( 9, 21 o 51 punti) i corrispondenti punti AF
    intorno a quello attivo, sono usati per seguire il soggetto scelto in modo da averlo sempre
    a fuoco.
  • Area AF a Gruppo: la macchina attiva una griglia di 5 punti AF (spostabili con il multi
    selettore) che mettono a fuoco il soggetto più vicino all’ interno dell’ area coperta.
  • Area AF AUTO: in questa modalità la macchina, in completo automatismo, cerca di
    rilevare automaticamente il soggetto e metterlo a fuoco. Se in modalità AF-C (continua),
    anche ad inseguirlo all’ interno dell’ inquadratura. All’ interno di questo programma si
    possono scegliere poi varie personalizzazioni (riconoscimento facciale, messa a fuoco
    occhi, animali, autoveicoli etc).

Messa a fuoco sull’ iperfocale: tecniche per avere (quasi tutto) a fuoco.

La messa a fuoco sull’ iperfocale è stata molto usata dai fotografi di strada e di reportage (specialmente con il sistema Leica che non avendo pentaprisma non consentiva di vedere nel mirino l’ area di effettivamente a fuoco). Questo perché rende possibile, conoscendo la profondità di campo indotta dalla chiusura del diaframma, che tutto quanto sarà a fuoco in una scena in funzione dalla distanza del nostro soggetto.

Nelle ottiche più antiche erano riportate delle scale che davano l’ effettiva profondità di campo entro la quale il nostro soggetto era a fuoco. Bastava quindi ‘’chiudere’’ il diaframma all’ F/Stop indicato e settare la messa fuoco sul punto ‘’iperfocale’’ suggerito, per essere certi che entro la distanza indicata tutto quanto contenuto fosse a fuoco.

Questa tecnica è particolarmente utile anche nella fotografia di paesaggi perché consente di sapere in anticipo quanto sarà a fuoco nella foto finale.

Messa a fuoco selettiva: cattura i dettagli importanti

Così come è importante sapere dove e quanto nella nostra foto sarà a fuoco, così sarà importante scegliere quali parti della nostra immagine dovranno essere ‘’sfocati’’ per poter mettere in giusto risalto il nostro soggetto rispetto al contesto o viceversa. La tecnica della messa a fuoco selettiva serve proprio a questo.

Sfruttando uno dei fattori responsabili della ‘’profondità’’ della zona a fuoco – il diaframma – saremo in grado di decidere in anticipo fino a che punto la nostra nitidezza sarà preservata.

In particolare, usando diaframmi ‘’aperti’’ (come 1.8 -2-2.8-4) saremo in grado di mettere a fuoco il solo nostro soggetto (o una parte di esso). Al contrario, mano a mano che andremo a ‘’chiudere’’ i valori di diaframma (5.6, 8, 11,22,32) al contrario aumenteremo la quantità di scena inquadrata inserendo il nostro soggetto nel contesto.

L’uso della messa a fuoco selettiva è comune nella fotografia di ritratto, dove usando diaframmi aperti saremo in grado non solo di ‘’staccare’’ il nostro soggetto dallo sfondo (decidendo in funzione del diaframma quanto debba essere sfocato) ma anche di scegliere quale parte del viso rendere nitida. Con diaframmi 1.4,1.8 e 2.0 si può infatti riuscire a rendere nitidi solamente gli occhi del nostro soggetto.
Nella fotografia di paesaggi, invece, usando diaframmi molto chiusi (f8,11,16,22,32) si può rendere nitido il nostro soggetto- anche vicino in primo piano – unitamente al panorama sullo sfondo.

Tecnica del Panning: messa a fuoco avanzata di un soggetto in movimento.

Una delle tecniche più usate dai fotografi sportivi è quella del Panning. ‘’Seguendo’’ con la macchina fotografica il movimento del nostro soggetto (usando tempi abbastanza lenti e diaframmi medi) si riesce a rendere il nostro soggetto nitido con lo sfondo non solo sfocato ma anche mosso. Foto tipiche:

  • Auto o moto che passano in rettilineo perfettamente nitide con le tribune di sfondo che
    paiono sfrangiarsi in strisce di colori.
  • Riprese notturne con i nostri soggetti a fuoco su fondi con strisce di luci
  • Atleti e sportivi ritratti durante dei gesti tecnici

Padroneggiare la tecnica del panning richiede tempo e pratica per capire esattamente quali siano la coppia tempo/diaframma-movimento che consente il risultato migliore.

Esplora il nostro blog per ulteriori articoli sulla fotografia e approfondimenti tecnici per migliorare le tue capacità fotografiche. La messa a fuoco è solo uno degli aspetti fondamentali della fotografia, ma con la giusta conoscenza e pratica, potrai raggiungere risultati sorprendenti e creare immagini che catturano l’attenzione e regalano emozioni!